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Riunione del "Gruppo Scientifico Operativo" per la filiera vitivinicola


(notizia del 02/07/2020, ormai in archivio)

Riprende il percorso del “Tavolo di Dialogo”, coordinato dall’ufficio per la pastorale sociale della diocesi di Vittorio Veneto: lunedì 29 giugno, a Conegliano, presso Casa Toniolo, si è riunito per la prima volta il “Gruppo Scientifico Operativo”, che supporta il “Tavolo”, in vista dell'individuazione di alcuni "punti di non ritorno" della filiera vitivinicola

 

Nel pomeriggio di lunedì 29 giugno è stato convocato dall’Ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Vittorio Veneto un “Gruppo Scientifico Operativo”, che operi a supporto del Tavolo di Dialogo sull’uso dei fitofarmaci in agricoltura.

È definita “Tavolo di Dialogo” la riunione dei rappresentanti dei Consorzi di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, del Prosecco DOC, del Colli di Conegliano DOCG, Delle Venezie DOC, i referenti di movimenti e associazioni di carattere ambientalista del territorio e i rappresentanti dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale. Tale “Tavolo di Dialogo” è operativo dal giugno 2019.

Nell’ultimo incontro del Tavolo di Dialogo, avvenuto il 3 marzo scorso, è stata deliberata la costituzione di un “Gruppo Scientifico Operativo” che porti la valutazione sul piano scientifico, mettendo a confronto metodo convenzionale, integrato, biologico e biodinamico ed altri ad esempio simbiotico o EcoMetaEthic 4.1C. Ogni parte rappresentata al Tavolo di Dialogo ha individuato delle figure tecnico-scientifiche in seno al Gruppo Scientifico Operativo, così composto:

  • coordinamento del Gruppo Scientifico Operativo:
    • don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale, coordinatore del Gruppo
    • prof. Giovanni Cargnello, Co-Presidente International Academy of Vine & Wine (F)
  • per i Consorzi di tutela vitivinicoli:
    • prof. Carlo Duso, Università di Padova
    • prof. Roberto Causin, Università di Padova
  • per le Associazioni di categoria:
    • dott. Francesco Faraon, rappresentante per Coldiretti
    • dott.ssa Vally Forte, rappresentante per CIA e Confagricoltura
  • per le Associazioni e movimenti ambientalisti disponibili al confronto:
    • prof.ssa Fiorella Belpoggi, Istituto Ramazzini e Università di Bologna, collegata in video-conferenza
    • prof. Enzo Mescalchin, già Fondazione E. Mach, San Michele all’Adige (TN)
    • dott.ssa Cristina Micheloni, responsabile scientifico AIAB
    • dott. Alessandro Marino Merlo, agronomo biodinamico, Pistoia
  • per l’Ufficio diocesano della pastorale sociale:
    • prof. Luca Rossetto, Università di Padova
    • prof. Mario Malagoli, Università di Padova
    • prof. Paolo Belvini, ricercatore, già docente alla Scuola Agraria di Castelfranco (TV)
    • prof. Walter Da Rodda, docente Scuola Enologica di Conegliano (TV)
    • dott. Riccardo Velasco, direttore CREA-Vit.Eno di Conegliano (TV), assente giustificato
    • dott. Gianni Teo, Università di Padova

A cui si aggiungono due periti, nominati come consultori dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale:

    • sig. Enrico Collot, produttore biologico e biodinamico
    • dott. Michele Granzotto, tecnico, esperto di certificazioni in ambito vitivinicolo

 

Al primo incontro del Gruppo Scientifico Operativo, tenutosi lunedì 29 giugno, dalle ore 18.00 alle ore 20.30 presso la Casa Toniolo di Conegliano, erano ammessi eccezionalmente come uditori anche i componenti che siedono al Tavolo di Dialogo.

 

Obiettivo del primo incontro del Gruppo Scientifico Operativo è stato quello di individuare – con metodo di indagine scientifica – alcuni punti di non ritorno a cui debba rifarsi la filiera vitivinicola e, più in generale, la pratica agricola, mettendo a confronto agricoltura convenzionale, integrata, biologica e biodinamica, cogliendo di ciascuna prospettiva luci e ombre, sostenibilità globale indicizzata socio-economico-ambientale-tecnica, ma anche esistenziale ed etica, nel tentativo di rispondere alla domanda: “Quali elementi (che tengano conto della sostenibilità ambientale, economica, sociale, tecnica, esistenziale, etica, ecc.) dovrebbero essere punti essenziali del fare agricoltura?”.

 

Dopo l’introduzione dei lavori da parte di don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale della Diocesi di Vittorio Veneto nonché coordinatore del Tavolo di Dialogo e del Gruppo Scientifico Operativo, il prof. Giovanni Cargnello, anch’egli membro del Coordinamento del Gruppo Scientifico Operativo, ha precisato alcune indicazioni metodologiche di base ed operative, utili per l’incontro. Dopo aver illustrato la nota impostazione metodologica di base dell’incontro, che è scientifico applicativo, ha evidenziato la differenza che esiste tra “ricerca scientifica”, “ricerca”, “opinione validata scientificamente” e “opinione”; illustrando, inoltre, il modello olistico e universale, non settoriale, da assumere per un proficuo confronto.

Alcune linee sono emerse con chiarezza dal confronto, riconoscendo una sostanziale sintonia sulle idee di fondo:

1. La natura del problema che riguarda la tensione sociale sull’uso dei fitofarmaci, di portata ambientale, economica ed etica: solo tenendo insieme questi aspetti è possibile trovare soluzioni condivise e valide, capaci di essere davvero sostenibili da tutti i punti di vista.

2. Il vero nodo strutturale della questione, che è di carattere conoscitivo e culturale: occorre cioè – con tutte le gradualità del caso, ma con urgenza e determinazione – un “cambio di paradigma”, personale e sociale, economico e produttivo, accademico e popolare, per un nuovo modo di fare agricoltura, con un impegno su più fronti:

  • investire sulla ricerca, in particolare per indagare la validità dei metodi alternativi al convenzionale, evitando di concepire la risposta chimica come l’unica perché più immediata e facile;
  • investire sulla formazione di figure professionali capaci di supportare il sistema produttivo per un’efficace difesa del vigneto, progredendo ulteriormente nel lavoro svolto in questo senso negli ultimi anni, per attuare una sempre maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica;
  • attuare una maggiore elasticità del sistema di certificazione del biologico, favorendo anche forme meno “intransigenti”, che prevedano dei correttivi chimici in caso di particolari fitopatologie; non per squalificare una forma “pura” del metodo biologico, ma per favorire una maggiore diffusione di un’agricoltura che usi la chimica solo come “extrema ratio”;
  • avere una maggiore attenzione verso la preservazione e l’aumento della biodiversità, assecondando i meccanismi naturali di autodifesa delle piante;
  • praticare maggiormente forme di economia circolare che consentano minore spreco di risorse;
  • integrare in modo naturale le fertilità dei terreni;
  • tutto ciò senza trascurare le conseguenze per la salute derivate dall’impiego dei fitofarmaci, riconoscendo che la loro tossicità potrebbe avere effetti non solo nel breve termine verificabile.

Tale cambiamento culturale (e, di conseguenza, tecnico) nel fare agricoltura non può prescindere da una visione politica ampia, capace di pensare al futuro, e capace di ripensarsi a livello almeno europeo per poter essere minimamente incisiva.

3. Alcune strategie possono essere utili per un raggiungimento di obiettivi di medio periodo, quasi come dei passi parziali ma concreti in ordine al raggiungimento di quanto specificato al punto 2:

  • la cura del terreno, concepito come ecosistema con elementi e microorganismi in simbiosi, ricercando in esso un equilibrio tra le diverse componenti: ciò non può che ridurre l’esposizione delle piante a malattie;
  • la implementazione di un metodo “simil-biologico”, sostenibile, che preveda una sorta di assicurazione (con impiego di risorse da parte dello Stato) per garantire ai produttori che applicano il metodo biologico certificato una integrazione del loro ricavato in caso di annata sfavorevole (anche con riferimento ai fondi mutualistici già in uso);
  • la cura delle relazioni, in particolare le relazioni di buon vicinato, che nascono dalla capacità di vedere non solo il proprio interesse, ma anche quello altrui: anche su questo spesso è necessario un cambio di paradigma culturale.

 

Si prevede ora un successivo incontro molto ristretto tra due ricercatori nominati dai gruppi ambientalisti e due nominati dai produttori, insieme ad alcuni esperti dell’Ufficio diocesano della pastorale sociale. Incontro che avverrà lunedì 13 luglio p.v., propedeutico a un secondo incontro del Gruppo Scientifico Operativo, che sarà riunito invece in modalità plenaria a fine luglio.

All’incontro del 13 luglio sono convocati: prof. Carlo Duso, prof. Roberto Causin, dott.ssa Cristina Micheloni, prof. Enzo Mescalchin; insieme a tre periti dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale (scelti tra i presenti all’incontro del 29 giugno scorso).

Il punto di arrivo di questo progetto con il Gruppo Scientifico Operativo sarà raccolto nella produzione di un documento finale di sintesi, che sarà sottoposto al Tavolo di Dialogo con produttori, associazioni ambientaliste e amministrazioni locali, per la traduzione in linee operative delle istanze emerse.





 
 
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