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I gruppi famiglia

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pubblicato mercoledì 26 ottobre 2011



Quella dei gruppi famiglia rappresenta una realtà non ancora molto diffusa ma certamente in netta crescita, che si prospetta come una ventata positiva e salutare per tante nostre comunità. Sono ormai varie decine in Diocesi queste aggregazioni di coppie che, insieme ai figli, si riuniscono con regolarità e si confrontano sulla vita familiare e sui suoi intrecci con la fede cristiana, con quel che propongono la messa domenicale e il Vangelo.

Per tracciare l'identità e le caratteristiche dei gruppi famiglia a livello locale abbiamo interpellato il sacerdote e la coppia di sposi responsabili dell'Ufficio diocesano per la pastorale della famiglia don Pierpaolo Bazzichetto e Brunella e Ubaldo Vaglieri.

 

Gruppi famiglia: cosa sono, cosa fanno

«Non c'è uno schema-tipo per i gruppi famiglia - spiega don Pierpaolo -. L'importante è che venga messo al centro il vissuto, illuminato dalla fede. La formazione e la condivisione di un tessuto relazionale sono la caratteristica comune, a partire dalla vita in famiglia, nel lavoro, nella società e dai problemi in cui via via ci si imbatte. Questo ritrovarsi è un dare risalto concreto pastorale ad una realtà di fede: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome..."».

I gruppi famiglia sono una realtà non nuova. Ne esistono anche a livello locale da vent'anni e oltre, ma forse non c'è stata un'adeguata valorizzazione. Ora si constata una realtà più frequente e diffusa. «Forse perché una volta c'era già, spontanea, una rete relazionale tra le famiglie, mentre oggi - aggiunge don Pierpaolo - viviamo in un contesto sociale più frammentato. Al punto che oggi, quella del fare rete tra famiglie, è un'esigenza anche sociale, inserita negli obiettivi dei Piani di zona delle Ulss».

«Un'altra caratteristica comune dei gruppi famiglia - sottolineano Ubaldo e Brunella - è l'omogeneità d'età, delle coppie e ancor più dei figli, perché il confronto avviene a partire da situazioni di vita e problematiche comuni».

 

Gruppi famiglia, non finalizzati al servizio

«La finalità del gruppo famiglia è quello della formazione e condivisione» ribadiscono i responsabili dell'Ufficio diocesano di pastorale familiare. L'impegno diretto, pur auspicato e gradito, di una o più coppie in servizi in parrocchia - catechismo, oratorio, Caritas, animazione liturgica, eccetera - «è da considerare piuttosto come un frutto del cammino compiuto nel gruppo famiglia».

Né può essere un trovarsi in gruppo fine a se stesso, incentrato solo sulla convivialità e sull'amicizia.

E dentro i gruppi famiglia solo alcune coppie e persone sono impegnate anche in qualche servizio in parrocchia, poiché il motivo aggregante è un altro: quello della condivisione, della crescita insieme, che coinvolge allo stesso modo coppie e famiglie che frequentano la parrocchia con diversa intensità. Non si esclude naturalmente la partecipazione di vedovi o separati, secondo la capacità dei singoli di gruppi di essere accoglienti.

 

Come nascono i gruppi famiglia

Possono nascere in più modi: «Non c'è un'unica modalità». E c'è quindi spazio per le singole iniziative e la buona volontà. In certi casi nascono dalla proposta del parroco a qualche coppia, che poi si estende ad altre. In altre situazioni l'iniziativa parte da singole coppie spronate da contatti o informazioni.

Altra casistica è quella dei gruppi famiglia come prosecuzione del cammino formativo nel corso fidanzati. «È auspicabile che ne sorgano molti - spiegano don Bazzichetto e Vaglieri - perché sono un'opportunità offerta in una fase di vita della famiglia abbastanza scoperta, poiché tanti dopo il matrimonio tornano a frequentare la parrocchia al battesimo del primo figlio».

«Certamente favorirebbe la nascita di nuovi gruppi famiglia - aggiungono Ubaldo e Brunella - se ci fossero coppie di sposi disponibili ad incoraggiarne la nascita e poi accompagnarli nella fase di avvio».

 

Quante famiglie per gruppo

«Dall'esperienza fatta - spiega Ubaldo - per funzionare è necessario che il gruppo non sia troppo grande, 8-10 coppie al massimo, in modo che siano possibili quel confronto e quella confidenza caratteristici dei gruppi famiglia». Se sono di più meglio favorire la "gemmazione" di più gruppi. «Ma anche 3-4 coppie possono essere uno splendido gruppo famiglia. Più che il numero dei partecipanti conta il ritmo degli incontri».

 

Riunioni, dove e quanto

La sede è a volte in locali parrocchiali e altre nelle case dei partecipanti. Questa seconda opzione è significativa, perché «il ritrovarsi in casa dà una nota di familiarità e di quotidianità più accentuata». Si aggiunga che solitamente alle riunioni partecipano anche i figli, che giocano tra loro, magari custoditi dai più grandi, o a volte da animatori della parrocchia che si rendono disponibili. E la partecipazione dei figli diventa un motivo ulteriore di legame, di condivisione.

La cadenza degli incontri è solitamente mensile, «che è quella più sostenibile - motiva Vaglieri - , sia rispetto al lavoro da fare sia rispetto agli impegni familiari». Ma ci sono eccezioni di gruppi che si ritrovano più spesso, oppure con tempi più lunghi.

 

Animatori e sacerdoti

Solitamente il cammino dei gruppi famiglia è all'insegna dell'autogestione, con le coppie partecipanti che scelgono argomenti e temi di confronto e una coppia che, magari a turno, ha il ruolo di coordinare e condurre gli incontri. Spesso partecipa anche il parroco, un prete o una religiosa, ma i gruppi famiglia non sono "clericodipendenti": «Essi sono presenti nei gruppi famiglia per vivere una reale condivisione, in un dialogo tra adulti alla pari».

 

I benefici per i partecipanti e per la comunità

I gruppi famiglia rappresentano un modo di vivere la fede che può essere utile anche per la parrocchia: «Lo stile della famiglia rappresenta una ricchezza, con il dover confrontarsi, discutere e trovare mediazioni, accettare le differenze, aver cura di chi è più debole. Tutti atteggiamenti auspicabili anche in parrocchia».

E per i partecipanti? «L'esperienza del gruppo famiglia li segna positivamente, soprattutto perché assaporano il gusto di confrontarsi e di sostenersi reciprocamente, perché ci si confronta a partire dalla quotidianità, dal vissuto di ciascuno, non da situazioni generiche, astratte».

 

La realtà dei gruppi famiglia in Diocesi

In Diocesi i gruppi famiglia rappresentano una realtà ben più cospicua di quel che si immaginava. Lo stanno rivelando i dati, pur ancora parziali, dell'indagine in corso promossa dalla Commissione diocesana per la pastorale familiare. «Stiamo scoprendo una realtà più ricca di quel che immaginavamo. È un segnale positivo e incoraggiante per tutti, da valorizzare».

I possibili sviluppi sono vari. «Una prima possibilità - spiega Ubaldo - è quella di un'informazione sistematica e capillare su iniziative e proposte che possono interessare. Inoltre si potranno raccogliere le richieste e sollecitazioni che potranno venire dai gruppi famiglia. Questa fotografia della realtà dei gruppi famiglia ci permetterà di mettere a punto qualcosa di specifico per i gruppi famiglia, considerato che essi rappresentano un'altra opportunità per rendere attiva la presenza dei laici nella comunità».

Franco Pozzebon

 

 

(da L'Azione, n. 41 del 9/10/2011)




 
 
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