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Il vescovo ha incontrato i lavoratori dell'Electrolux di Susegana

03/03/2011Il vescovo ha incontrato i lavoratori dell'Electrolux di Susegana

Questa mattina il vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo, si è incontrato a Conegliano con i rappresentanti dei lavoratori dell'Electrolux di Susegana in lotta per la salvaguardia dei loro posti di lavoro. Il vescovo ha espresso la sua amarezza per il comportamento dell'azienda che guarda più ai propri interessi immediati che alla situazione dei lavoratori e anche al contraccolpo negativo per tutto il nostro territorio.

I rappresentanti dei lavoratori hanno esposto al vescovo la situazione drammatica che si è creata nell'azienda di Susegana in seguito alla decisione di ridimensionare la produzione di frigoriferi con l'espulsione entro il 2014 di 485 lavoratori su un totale di circa 1500. Contrariamente agli accordi del 2008 nella fabbrica di Susegana rimarrebbe solamente la produzione dei frigoriferi ad incasso, la meno pregiata, mentre la gamma superiore del prodotto passerebbe in Ungheria.

La logica che ispira questa decisione è sempre la stessa: in Ungheria l'attività dell'impresa assicura margini di profitto molto più alti che in Italia. Di fronte a questa prospettiva c'è poco da sperare in un ripensamento. La convinzione dei lavoratori è che l'Electrolux voglia progressivamente ritirarsi dal nostro Paese, visto che le stesse difficoltà sono presenti anche nelle altre fabbriche della multinazionale svedese presenti da noi. Tuttavia essi sono determinati ad opporsi con tutte le forze chiedendo all'azienda di ritirare il piano industriale e pensare a qualcosa di alternativo.

I membri della Rsu venivano da una assemblea dei lavoratori tenuta in mattinata durante la quale non sono emerse soluzioni per la posizione intransigente tenuta dall'azienda. "Faceva impressione - diceva un componente - il silenzio che regnava durante l'assemblea e che esprimeva più di ogni altra parola la paura e la preoccupazione dei lavoratori".

Il vescovo ha ringraziato i lavoratori per questo incontro e ha espresso la sua solidarietà. "Non è giusto- ha affermato - che si gettino nella disperazione tante famiglie pensando solamente alla possibilità di maggiori profitti spostando la produzione in altra parte. C'è una responsabilità sociale che grava sull'azienda per cui deve ben considerare gli effetti negativi della sua decisione. Sugli operai, in primo luogo, che difficilmente troverebbero in questi tempi altro lavoro. Queste massicce dismissioni fanno anche perdere preziose esperienze di lavoro accumulate in questi anni. Sono inoltre un brutto segnale per tutto il territorio. L'azienda opera, attraverso vari titolari, da molti anni nel nostro territorio. Il suo ritiro è un brutto segnale che danneggia l'immagine generale della nostra realtà sociale". "Purtroppo - ha amaramente osservato il vescovo - di fronte a queste realtà produttive multinazionali le possibilità di incidere sulle loro decisioni sono poche. Solo una forte reazione da parte di tutta l'opinione pubblica e della società in tutte le sue espressioni potrebbe ottenere qualche effetto. Per questo ho voluto l'incontro: per dire che anche la chiesa è vicina a chi più soffre per queste decisioni".


 



 
 
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