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Tavolo di Dialogo: il confronto continua con nuovi progetti


(notizia del 21/07/2022, ormai in archivio)

Dopo tre anni di attività, il Tavolo di dialogo diocesano sulla sostenibilità ambientale nel territorio del Prosecco DOCG “diventa maggiorenne”. In un incontro con i diversi membri del tavolo, tenutosi lo scorso 15 luglio a Conegliano, don Andrea Forest, delegato vescovile della pastorale sociale e del lavoro e coordinatore del tavolo, ha delineato le principali acquisizioni raggiunte in questi tre anni, ha individuato i cantieri ancora aperti e suggerito le piste attraverso le quali proseguire il cammino, affinché il tavolo continui ad essere «un pungolo culturale per stimolare al dialogo ed alla curiosità, come apertura all’altro e come sguardo contemplativo sulla realtà».

 

Sono già trascorsi tre anni da quando il Tavolo di Dialogo diocesano sulla sostenibilità ambientale nel territorio del Prosecco DOCG ha iniziato il proprio percorso. E lo scorso venerdì 15 luglio si è riunito presso la Casa “G. Toniolo” di Conegliano per fare una sintesi del percorso compiuto dalla sua istituzione (giugno 2019) sino ad oggi. Insieme, si è fatto il punto della situazione su quanto si sta muovendo in ambito politico ed accademico e si è gettato lo sguardo sull’evoluzione del medesimo Tavolo per il 2022/2023. Invitati i Presidenti dei Consorzi di tutela vitivinicoli Prosecco (Conegliano-Valdobbiadene DOCG, Colli di Conegliano DOCG, Prosecco DOC, Delle Venezie DOC), i Referenti di movimenti e associazioni ambientalisti (Fare Rete, Salute & Ambiente), i Presidenti delle Associazioni di Categoria (Coldiretti, Confagricoltura, CIA). I Sindaci (e loro delegati) dei Comuni di Cison di Valmarino, Colle Umberto, Conegliano, Farra di Soligo, Follina, Miane, Pieve di Soligo, Refrontolo, San Pietro di Feletto, San Vendemiano, Susegana, Tarzo, Valdobbiadene, Vidor, Vittorio Veneto.

L’incontro è stato introdotto da un’ampia relazione di don Andrea Forest, delegato vescovile della Pastorale sociale e del Lavoro e coordinatore del Tavolo, coadiuvato dal prof. Giovanni Cargnello e dal prof. Paolo Cescon e da don Alessio Magoga. «Nell’ottica di “avviare processi anziché presidiare spazi” – ha esordito don Forest – facciamo il punto di quanto fatto in questi tre anni. Uno slogan che potremmo adottare oggi è questo: “Il tavolo di dialogo diventa maggiorenne”. E quando uno diventa maggiorenne fa scelte che sono anche in una certa discontinuità rispetto agli anni precedenti. Questi tre anni sono stati un tempo di formazione e di crescita per entrare e sviscerare la problematica. Adesso occorre un cambio di paradigma».

 

Tre importanti acquisizioni

«Innanzitutto – ha spiegato don Forest – questi tre anni hanno portato delle acquisizioni importanti. L’acquisizione fondamentale è lo “stile” con cui questo tavolo ha lavorato: uno “stile di dialogo”. Abbiamo voluto immettere dentro alle relazioni istituzionali, sociali ma anche di buon vicinato e di prossimità, la caratteristica del dialogo. In uno degli ultimi incontri avevamo proposto il “modello del triangolo”: pur partendo da diverse prospettive, ci si impegna a lavorare insieme per un obiettivo comune; è un modello di prospettiva per il nostro territorio.

In secondo luogo, l’esperienza del Gruppo scientifico operativo, istituito nel luglio del 2020 che ha affrontato il tema del biologico. Nel primo anno di incontri eravamo arrivati a chiederci se il biologico, che poteva essere una delle piste percorribili, fosse o no praticabile nel nostro territorio. In quel contesto avevamo creato un gruppo di esperti di livello tecnico e accademico per affrontare la disquisizione del biologico. Lì era stata coniata l’espressione delle “grandi mete e piccoli passi”: in primo luogo la “grande meta” della valorizzazione del biologico e i “piccoli passi” dell’adottare modelli ispirati a un uso moderato della chimica per quanto strettamente necessario a fronteggiare la minaccia degli agenti patogeni. Ma anche “grandi mete e piccoli passi” nella capacità di sapere contemperare i valori della sostenibilità ambientale, economica e sociale, come pure della sobrietà degli stili di vita e della necessità di un dialogo aperto, attuati nel concreto del bene possibile. Nel settembre del 2021, poi, il vescovo Corrado Pizziolo ha indirizzato a tutta la diocesi la lettera: “Custodi del creato, costruttori di pace”. Questi temi, arricchiti da due anni di confronto di questo Tavolo di dialogo, sono stati messi in modo corretto e puntuale nero su bianco.

Nel dicembre del 2021 c’è stata poi la lettera indirizzata ai sindaci, che si è concretizzata nell’incontro del Tavolo con i sindaci nel febbraio del 2022. È interessante ricordare il processo con cui si è arrivati a firmare questa lettera: tutti gli attori che sedevano attorno al Tavolo – dai consorzi sino alle associazioni ambientaliste – hanno partecipato. È stata una dimostrazione che il metodo del dialogo ha prodotto dei risultati concreti e il Tavolo si è così esposto in modo pubblico, invitando a scelte più incisive nell’applicazione e nella verifica dei Regolamenti di polizia rurale».

 

I cantieri aperti

«Oltre a queste pietre miliari, in questi tre anni di cammino sono rimasti anche dei cantieri aperti, cioè finalità che ci eravamo dati e che non sono state raggiunte. Le citiamo per un rilancio di questo cammino. Sono due, anzi tre.

Il primo cantiere che ci siamo proposti, cercando anche un’interlocuzione a livello regionale, è stato quello della analisi della salubrità del territorio. Insieme all’approfondimento tecnico ed accademico nell’ambito del biologico, per comprendere se fosse fattibile totalmente o in parte, c’è stato un altro elemento fondamentale su cui ci siamo soffermati: andare a verificare quanto effettivamente questo territorio in cui viviamo è salubre e quanto l’inquinamento possa incidere. C’era stata una ricerca dell’Ulss Marca Trevigiana circa dieci anni fa che, nel confronto avviato tra noi, ritenevamo insufficiente o per lo meno datata, incapace cioè di registrare un dinamismo in progressione: essa fotografava un istante – quello di dieci anni fa – ma non dava una progressione nel tempo. Proprio perché quella dell’inquinamento del territorio era una questione posta dai cittadini stessi, ritenevamo che l’analisi realizzata da organi di competenza – si paventava la possibilità di un coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità, una cui sezione è dedicata proprio ad “Ambiente e Salute” – avrebbe potuto dirimere la questione, portando dei dati oggettivi su cui confrontarsi. Su questo punto, nonostante la ricerca di collaborazione con le istituzioni preposte, non è stato possibile arrivare a risultati concreti.

Altro cantiere aperto è l’istituzione di un Osservatorio socioeconomico-ambientale che potesse dare quella dimensione di periodicità e di estensione nel tempo per una lettura della situazione di salubrità del territorio.

Un terzo cantiere riguarda il progetto di esportare il modello del Tavolo di dialogo su altri territori afferenti alla nostra diocesi. Se qui, in territorio Unesco, è molto sentito il tema della salute e dell’ambiente, probabilmente in molte altre parti della nostra diocesi è meno acuto solo perché si è meno sensibilizzati».

 

Come continuare l’esperienza

«È finito il tempo del dialogo “tout court”. Se prima l’obiettivo è stato far emergere le esigenze di una parte e dell’altra (quelle della cittadinanza e quelle dei coltivatori) e queste esigenze sono state messe in dialogo tra loro, ci sembra che questo sia stato fatto, con dei risultati parziali ma comunque effettivi e interessanti. Come continuare ora questo Tavolo?

Innanzitutto – e qui ci ha aiutato a chiarirlo l’incontro con i sindaci dello scorso febbraio – dobbiamo riconoscere che non siamo noi gli unici interlocutori di un territorio. Anzi, queste dimensioni – salute, ambiente ed economia – sono state poste all’attenzione delle amministrazioni comunali, che sono le più titolate per un discorso di questo genere. Recentemente il Comune di Conegliano ha avviato un tavolo simile al nostro: ci siamo interrogati se abbia senso mantenere due tavoli con le medesime finalità. Riconoscendo che una amministrazione comunale è più titolata a portare avanti una riflessione anche di tipo “politico”, ci sembra che quelli siano il livello e la sede più opportuni. La prospettiva, a questo punto, è valutare se il nostro Tavolo possa essere rappresentato in quello indetto dal Comune di Conegliano. Non ci sono gelosie: siamo contenti che il percorso continui in una istituzione deputata e già organizzata relativamente a questi aspetti. Auspicando che anche altri Comuni del territorio possano prendere spunto da questa iniziativa e, magari, collegarsi in rete.

In secondo luogo, è in atto un progetto dell’Università di Padova, maturato in questi mesi: a settembre si terrà una giornata di studio in cui proprio il nostro Tavolo sarà uno dei riferimenti al centro del dibattito. Saremo presenti, contenti che sia l’ambito accademico a prendere l’iniziativa e a coinvolgerci per un’attività che può essere utile, anche a livello applicativo. Un’altra Università, la Ca’ Foscari di Venezia, inoltre, sta pensando dei percorsi di dottorato sul tema dell’analisi della salubrità del territorio. Anche questo è un frutto ispirato dal nostro Tavolo di dialogo, grazie alla collaborazione con il mondo accademico.

Quello che sentiamo ancora di nostra competenza è l’informazione e la formazione permanente su questi temi. Dopo questi tre anni di confronto e di approfondimento, che ci hanno dato il modo di cogliere la complessità dei diversi punti di vista, pensiamo ora di proporre ogni anno in primavera un evento culturale per rilanciare l’attenzione su questi argomenti e tenere così vivo il dibattito: sia per la sensibilizzazione per una economia più verde, sia per quanto riguarda i passi avanti che l’agricoltura ha fatto in questi anni in una prospettiva di sostenibilità ambientale e globale. Ovviamente tale evento ospiterà, già a livello organizzativo, i vari attori che in questi anni hanno partecipato al nostro Tavolo.

Complessivamente, conclusa questa fase triennale che ha segnato risultati positivi e promettenti, adesso il Tavolo dialogo evolve in varie direzioni (Istituzioni scientifiche, Comuni e Università), desiderando mantenere fede alla sua identità fondamentale, di essere cioè un pungolo culturale per stimolare al dialogo ed alla curiosità, come apertura all’altro e come sguardo contemplativo sulla realtà».





 
 
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