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Anche in Ciad servono seminatori

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pubblicato mercoledì 20 febbraio 2013



Siamo tornati sani e salvi dal viaggio di due settimane in Ciad, a Sarh, io e i due diaconi, don Paolo e don Domenico. Il viaggio è parte integrante del percorso formativo dei candidati al sacerdozio e ha il significato di un incontro "diretto" con la realtà della missione. Per tutti e tre è stata un'esperienza forte e bella.

Siamo stati accolti a braccia aperte dai nostri preti, don Carlo e don Egidio, che ci hanno ospitato nella canonica nuova della parrocchia S. Maria Madre della Chiesa, di cui don Carlo è parroco. Don Egidio collabora in parrocchia, è cancelliere diocesano e formatore nel Seminario Maggiore di Sarh, dove insegna e accompagna dal punto di vista spirituale i seminaristi. Abbiamo incontrato anche Roberta, del Centro missionario diocesano, che era a Sarh da novembre ed è tornata in Italia insieme a noi.

Le impressioni e le intuizioni, che ci siamo portati a casa dal viaggio, sono molte. Brevemente, ne condivido due, che sono state per me le più forti. La prima: il vangelo è una parola di salvezza, che trova terreno fertile ovunque. È parola di salvezza per ogni uomo e ad ogni latitudine. Sono rimasto molto colpito dalla partecipazione numerosa e vivace dei fedeli alle celebrazioni domenicali e feriali, dalla gioia dei gruppi parrocchiali giovanili (gli Scout e l'Ac locale), dal numero di adulti e giovani, che chiedono di essere ammessi al cammino di preparazione al battesimo (i catecumeni)... Ho visto un terreno recettivo e ben disposto al vangelo, che mi ha sorpreso e rincuorato. Ci vorrebbero soltanto dei seminatori!

La seconda intuizione: anche a Sarh, nonostante la vivacità delle comunità cristiane, il numero di vocazioni sacerdotali non è molto elevato. Il numero di seminaristi della diocesi di Sarh e il numero di preti attivi è ancora insufficiente per le esigenze pastorali e le potenzialità che potrebbe esprimere. È evidente che questa giovane chiesa ha ancora bisogno del sostegno di altre chiese, prima di poter diventare autonoma e di poter camminare con le proprie gambe. Questo viaggio è diventato per me un motivo in più per pregare per le vocazioni, in Africa ma anche qui nelle nostre terre, perché "il Signore mandi operai per la sua messe". Ma è diventato anche una provocazione alla generosità e a non guardare soltanto alle nostre esigenze locali.

Concludo con un grazie al Centro missionario diocesano, che ha reso possibile questa esperienza, e soprattutto grazie a don Carlo e don Egidio, che ci hanno accolto e accompagnato per tutta la nostra permanenza, dedicandoci tempo e condividendo con noi conoscenze ed esperienza.

don Alessio Magoga

 

P.S.: Abbiamo scritto un diario di viaggio e scattato un bel po' di foto, cui si può accedere sul sito del Seminario



(da L'Azione, n. 7 del 17/2/2013)




 
 
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