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Un anno di Grazia per la Parrocchia S. Maria Madre della Chiesa, di Sarh

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pubblicato luned́ 18 novembre 2013



Siamo a novembre 2013 e riceviamo con gioia notizie da don Carlo Maccari, “fidei donum” in Ciad nella diocesi di Sarh. Ci scrive per condividere l’esperienza del servizio missionario che sta realizzando insieme alla preziosa collaborazione di don Egidio Menon anch’egli “fidei donum” della Diocesi di Vittorio Veneto.

 

Sarh, 11 novembre 2013

Abbiamo appena iniziato un nuovo anno pastorale nella parrocchia che ci é stata affidata nella periferia della città di Sarh. Quest’anno pastorale per noi ha un significato e un tono particolare perché conclude la nostra presenza a Sarh e anche perché celebriamo il decimo anniversario della costituzione della parrocchia che abbiamo iniziato il 23 maggio 2004. È certamente un anno molto intenso: dobbiamo tirare le somme di 23 anni di presenza della nostra diocesi in Ciad (siamo arrivati in capitale nel pomeriggio del 31 gennaio 1991) e della nostra presenza in parrocchia “Santa Maria Madre della Chiesa” che abbiamo cominciato sulle strutture ben iniziate da don Tarcisio, Pierangelo Cardazzo e gli altri amici di Sacile che ricordo sempre con grande riconoscenza. Un anno nel quale vogliamo far memoria di tante persone che ci sono state vicine per condividere il nostro impegno di collaborazione.

 

Un anno nel quale, come parroco:

  • Sto sperimentando la gioia di vedere una comunità crescere, ma anche la fatica di guidare una chiesa giovane, legata a una tradizione pagana che non lascia spazio ad alcuna novità ed è fortemente indebolita dalla miseria morale e materiale.
  • Sto condividendo il desiderio sincero di molti, soprattutto giovani, che scoprono nel Vangelo la novità che cercano e desiderano, ma anche la loro amarezza nel constatare le difficoltà insormontabili che provengono dalla loro tradizione.
  • Sto condividendo la gioia di una schiera di bambini e giovani che ogni domenica si incontrano per danzare, cantare, riflettere... È la nostra ACR che qui si chiama KEMKOGUI (= un cuor solo). Ogni domenica sono più di mille suddivisi nelle otto Comunità che formano la Parrocchia.
  • Ho condiviso la lotta per la vita di molti ammalati soprattutto di AIDS e di TBC, li ho aiutati spesso anche economicamente perché non cessassero di lottare, ho visto anche la rassegnazione e la morte di molti di loro.
  • Ho visto la fame e le conseguenze di morte che porta con se. Davanti a un ragazzo che ha fame, o a una ragazza che impazzisce a causa della fame è impossibile restare indifferenti. Quasi ogni settimana incontro situazioni di grave malnutrizione: dove non si interviene c’è la morte.
  • Ho lottato con tutte le mie forze perché tutti i bambini possano andare a scuola. Abbiamo iniziato con una cinquantina di ragazzi di 13-15 anni che non avevano mai messo piede a scuola e che tutte le scuole rifiutavano; l’anno successivo abbiamo chiuso questa esperienza perché siamo riusciti a inserirli tutti nelle scuole pubbliche. Due scuole nella savana funzionano ancora e sono autonome. La scuola parrocchiale ha aperto anche quest’anno con più di 350 alunni. Da 6 anni funzionano due classi di alfabetizzazione per adulti e giovani non scolarizzati. Ogni giorno dei ragazzi si rendono disponibili a far qualcosa per “pagarsi la scuola”.
  • Ho lottato, spesso solo, contro la corruzione che qui domina tutto: l’ammissione ai sacramenti, la scuola, la vita della società e delle Comunità Cristiane. La corruzione si può vincere solo con la competenza e dunque con la formazione che in parrocchia è stata sempre l’attività e la preoccupazione principale.
  • Ho dovuto occuparmi anche della strutture della Parrocchia: avevamo solo la chiesa parrocchiale con uno spazio del tutto insufficiente ad accogliere le diverse attività. A fine maggio 2004 abbiamo iniziato la Parrocchia e a settembre avevamo circa 1.000 catecumeni da accogliere per la catechesi, senza saper dove metterli.

 

Dopo 10 anni possiamo abitare in parrocchia, avere un ufficio parrocchiale, avere una chiesa illuminata e ben sonorizzata, avere degli spazi adeguati per la catechesi (anche se non tutte le aule sono finite), avere delle comunità che hanno il necessario per essere una presenza viva e dignitosa nel quartiere, avere una parte di strutture per le nostre scuole.

 

Davanti a questi e molti altri impegni che ci hanno occupato in questi 10 anni c’è una comunità cristiana che mi sorprende sempre di più per la presenza attiva e crescente alle celebrazioni domenicali e alla preghiera durante la settimana.

 

All’inizio di quest’anno pastorale noi vogliamo far memoria di questi dieci anni, prima di passare il testimone ad altri, per ringraziare il Signore, ma anche per render grazie per una esperienza eccezionale di chiesa che abbiamo potuto vivere. È la nostra Chiesa di Vittorio Veneto che ci ha inviati a vivere in questa chiesa di Sarh, non una ONG che finanzia dei progetti. La relazione fra le due chiese è passata attraverso i nostri 10 anni di vita spesi qui. È questa esperienza di fede e di comunione che ho sempre sperimentato e che, durante le mie vacanze, ho riscontrato nelle diverse comunità cristiane e nei diversi gruppi d’impegno con i quali sono in contatto.

È questa esperienza di fede e di comunione che ci ha sostenuto e fatto andare avanti nei momenti di difficoltà e di sofferenza.

È frutto di questa fede anche l’aiuto concreto che molti, singolarmente o attraverso la Diocesi, ci hanno dato: i soldi ricevuti li abbiamo sempre messi assieme ai nostri per realizzare questi dieci anni di vita e di impegno di carità in questa Chiesa di Sarh.

 

Scrivo queste righe per condividere le gioie e le fatiche del nostro impegno di preti qui a Sarh e per condividere il nostro impegno missionario e per condividere quest’anno di Grazia che il Signore ci dà.

Grazie.

don Carlo Maccari




 
 
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