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Testimonianza alla veglia missionaria 2007: L'esperienza in Brasile

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pubblicato mercoledì 24 ottobre 2007



Siamo un gruppo di ragazze che ha partecipato ad un'esperienza di volontariato con il gruppo OVCI, un'organizzazione interna a "La Nostra Famiglia" che interviene con diversi progetti in paesi in via di sviluppo quali Ecuador, Africa e Brasile.

Proprio qui abbiamo prestato il nostro servizio durante il mese di luglio 2006.

La nostra missione è iniziata qualche mese prima della partenza con periodici incontri di formazione, indispensabili per conoscere il progetto al quale saremmo andate a lavorare, la situazione sociale e culturale nella quale avremmo vissuto e l'importanza di essere gruppo, fondamentale davvero.

Il progetto al quale avremmo lavorato consisteva in quello che noi qui potremmo chiamare GREST.

I bambini, una settantina circa, dell'età compresa tra i 5 e i 14 anni, venivano accolti all'interno della struttura scolastica da noi e altri 7 volontari, ragazzi e ragazze della zona che sono stati poi nostri compagni di viaggio e ci hanno guidate giorno dopo giorno alla scoperta di una terra popolata da gente speciale.

Il tema, filo conduttore attorno al quale ruotavano attività, racconti e giochi, è stato la vita di Don Luigi Monza, fondatore de "La Nostra Famiglia".

Un aspetto fondamentale che è stato trattato durante la colonia è stato quello dell'alimentazione, basti pensare che la colonia provvedeva ai bambini per colazione, merenda e pranzo. "Fortunati!" abbiamo pensato noi ingenuamente, poi ci è stato spiegato che, probabilmente, oltre a quello assicurato da noi, molti di questi bambini non avrebbero consumato altro cibo per il resto della giornata.

Sotto l'aspetto educativo è stato spunto per insegnare l'importanza di un'alimentazione adeguata e del rispetto per il cibo.

I bambini che abbiamo avuto la fortuna di conoscere in quella terra lontana sono meravigliosi, come tutti i bambini, è vero, ma hanno negli occhi qualcosa di speciale. Per noi è genuinità, semplicità, povertà e gioia incondizionata, paura e coraggio da uomini, curiosità e fiducia, occhi da fotografare con il cuore, occhi e mani da proteggere… proprio così, davanti a questi occhi è stata chiara la nostra missione.

Abbiamo dedicato poi alcuni pomeriggi alla scoperta del villaggio, della gente che lo vive e di alcune strutture che operano nella zona. Tra queste un centro per bambini disabili, profondamente dignitoso ma carente di tante componenti che per noi sono fondamentali, il personale tra tutte.

La vita del villaggio è un continuo paradosso, colore e felicità contro condizioni igieniche precarie e situazioni familiari e sociali insostenibili. Elementi comune in tutto questo sono però ospitalità e disponibilità davvero sorprendenti.

Ogni persona ha aperto a noi straniere e sconosciute la porta della propria casa, case piccole, di legno, la maggior parte delle volte composte da una sola stanza, senza tavoli e con tante amache appese alle pareti.

Ora... credo che sarà impossibile dimenticare il Rio delle Amazzoni, un mare da quanto è grande in certi punti che si dirama fino a fasi piccolo e nascosto tra la foresta… la foresta, così grande da farci sentire veramente insignificanti, con i suoi rumori e i suoi frutti dal gusto indescrivibile.

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere persone speciali.

I bambini tra tutti, che ci hanno prese per mano e accompagnate nella loro vita, rivelandoci con semplicità quanto sia felice e drammatica.

Le Piccole Apostole della Carità del centro di salute pediatrica de "La Nostra Famiglia" che svolgono un lavoro ammirevole. La loro missione è quella di seguire le mamme del villaggio durante la gravidanza fino ai primi anni di vita del bambino e, credeteci, non è per niente semplice e scontato. Sono entrate in punta di piedi in una cultura profondamente diversa dalla nostra, in cui prevenzione e cura hanno un significato che a noi risulta incomprensibile, e con discrezione e coraggio si fanno, giorno dopo giorno, insegnanti, amiche, professioniste al servizio di chi si affida a loro.

Abbiamo conosciuto Padre Ignazio che con entusiasmo e passione ci ha svelato il lavoro che da anni fa per un quartiere particolarmente difficile. L'abbiamo visto tra la sua gente, nella Chiesa che con fatica ha ristrutturato, ci ha aperto casa sua, che è davvero la casa di tutti lì e ci ha fatte sentire le sue amiche più care.

Ogni persona, ogni sguardo incrociato, ogni mano sfiorata è un tesoro di inestimabile valore.

Abbiamo scattato centinaia di fotografie per raccontare la nostra missione perché ci piacerebbe poter spiegare nel modo più fedele possibile quello che abbiamo vissuto, ma ci rendiamo conto che le fotografie più belle sono quelle che abbiamo scattato con il cuore, quelle sì raccontano anche le emozioni, ma non ci sono parole per spiegarle.

Le ragazze dell'OVCI





 
 
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