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UP: opportunità e necessità. Intervista al Vescovo

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pubblicato lunedì 18 gennaio 2010



Le Unità Pastorali sono certamente la via privilegiata per il rinnovamento della pastorale, anche se non sono il toccasana magico di tutte le difficoltà. Esse esprimono l'impegno di superare la mentalità individualistica nel lavoro pastorale e di avviare ciò che si usa chiamare una "pastorale integrata" o "pastorale di insieme". In questo senso non sembrano esserci alternative a questa scelta, e tuttavia le modalità e i ritmi concreti della loro attuazione devono rispettare le situazioni molto diverse che si incontrano, senza forme di imposizione forzata.

Questo è il pensiero del Vescovo, che si è confermato dopo aver visitato, in questi mesi, le 31 Unità Pastorali che sono state già disegnate nella Diocesi.

Monsignor Vescovo, perché si è imboccata questa strada, individuata, nella nostra Diocesi, già da una ventina di anni?

«L'esigenza di superare una pastorale chiusa nei confini della singola parrocchia proviene dalla natura stessa della Chiesa caratterizzata dalla comunione tra tutte le sue componenti. Da sempre c'è questa esigenza, ma è stata messa maggiormente in luce dal Concilio. Ad essa si aggiungono esigenze pastorali del nostro tempo, come una maggior specializzazione nel lavoro, la crescita della responsabilità dei laici e, ovviamente, la forte diminuzione dei preti. Non ultimi i cambiamenti sociali: la maggior mobilità delle persone non più chiuse nel perimetro parrocchiale, l'emergere di problemi in spazi territoriali non più corrispondenti alle vecchie divisioni parrocchiali. Quindi alla base di questo processo ci sono motivi sia teologici e pastorali sia sociologici».

Bella cosa questo lavorare insieme tra più parrocchie, ma pare che le Unità che funzionano siano quelle formate da più parrocchie con un solo parroco. In questo caso è la necessità pratica che obbliga a integrare la pastorale delle singole parrocchie, più che ragioni ideali.

«Lavorare insieme non è una scelta facile. Non solo perché non è spontaneo farlo, sia per i preti che per i laici, ma anche per una millenaria tradizione tutta incentrata nella parrocchia, con legami verticali verso il Vescovo e meno verso le altre parrocchie. Non si può pensare di poter cambiare in pochi anni modelli di lavoro così consolidati. Finché ogni parrocchia ha il suo prete c'è un risucchio del prete nella sua comunità. Al momento le forme di collaborazione pastorale si realizzano prevalentemente (anche se non esclusivamente) dove c'è un solo prete per più parrocchie. Ma non è questa l'idea che sta alla base di una pastorale più integrata. La sfida che dobbiamo affrontare è che tutte le parrocchie lavorino in maniera più integrata».

Tenendo conto di questo stato di cose, nella Diocesi di Milano si è deciso che ogni Unità abbia un solo parroco, coadiuvato soltanto da cappellani. Che ne pensa?

«Questa soluzione richiede che molti parroci diventino dei semplici collaboratori. Mi lascia molto perplesso, proprio dal punto di vista dei preti. A mio avviso, bisogna essere più realisti. Di fatto le 31 Unità che già sono istituite presentano fisionomie molto diverse: ci sono Unità Pastorali che coincidono con la forania (ad esempio Vittorio Veneto, Zumellese, Torre di Mosto); ci sono Unità Pastorali in cui ogni parrocchia ha il suo parroco e altre all'interno delle quali esistono una o più Unità minori di parrocchie attorno ad un unico parroco o a due parroci in solido. Credo che sia saggio che ogni realtà proceda con il suo ritmo, fermo restando l'obiettivo di realizzare una vera pastorale fatta insieme.

Anche le Unità in cui i parroci vivono insieme sono quelle meglio realizzate.

Credo che si debba favorire - nella misura del possibile - questa formula. Sono convinto tuttavia che non è l'unica: a volte possono essere possibili forme intermedie, che comportano soltanto alcuni momenti di convivenza, come, ad esempio, i pasti comuni. Anche queste sono da incoraggiare».

Allora su quali aspetti pastorali si deve insistere perché si realizzi una vera Unità?

«Ci sono dei passi da fare che sono condizioni necessarie, prima fra tutte l'abituale incontro dei preti e di alcuni laici (i vice presidenti, gli operatori più impegnati) per pensare insieme le forme di collaborazione pastorale possibili tra le parrocchie dell'Unità. Ritengo inoltre molto importante anche che i singoli consigli parrocchiali dell'Unità si incontrino periodicamente in modo unitario.

Lo scambio di informazioni è fondamentale. Da esso può nascere l'opportunità di far partecipare ad una iniziativa ben riuscita in una parrocchia anche le altre dell'Unità.

Per quanto riguarda le possibili iniziative da svolgere in modo unitario, potrebbe essere utile prendere a modello ciò che viene messo in atto quando un parroco unico guida più parrocchie.

Dall'esperienza maturata in questi anni, sono le attività formative e caritative quelle che per prime possono essere fatte insieme; si può poi pensare a momenti celebrativi unitari, anche se alcuni sacramenti, come battesimo, prima comunione e matrimonio, è bene che continuino ad essere celebrati nelle singole parrocchie. Ma il vero problema che sta a monte di tutto, è il cambiamento di mentalità nei preti e nei laici. Di solito si dice che i preti non sono preparati a questa forma di pastorale, ma anche i laici devono cambiare e devono prepararsi, considerando soprattutto il fatto che senza laici responsabili e preparati non si potranno mai realizzare le Unità Pastorali».

Lei è convinto che la via delle Unità sia quella giusta?

«Sono convinto, anche perché non ne vedo altre. Sono molto realista, la realizzazione di questa pastorale non è facile e non è immediata. Siamo più portati a lavorare in maniera individualista e la nostra tradizione ha accentuato questa tendenza. Non sono per scelte drastiche, ma per scelte ragionevoli e per ritmi di realizzazione differenziati secondo le varie realtà. Tuttavia tutti, preti e laici, dobbiamo fare uno sforzo straordinario di cambiamento di mentalità e di stile di lavoro pastorale».

don Giampiero Moret




(da L'Azione, n. 2 del 17/01/2010)






 
 
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