Pastorale della famiglia
 

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Intervento del Vescovo al Convegno di Pastorale Familiare

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pubblicato mercoledě 31 gennaio 2007


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Vittorio Veneto, 14 gennaio 2007
Convegno di Pastorale Familiare

I love you

Premesse

Un convegno sull'amore? Che audacia parlare dell'indicibile! Tema speculativo? Ognuno ha la sua edizione. Indiscutibile. Altro è come lo intendono i preadolescenti, altro chi si sta per sposare, altro gli sposi e genitori, altro gli anziani, altro i consacrati. Chi è in grado di ricostruirne il mosaico?

Il tema dell'amore coinvolge e chiama in causa antropologia, filosofia, sociologia, psicologia, cultura, teologia, religioni. Sull'amore s'è inoltrato e sbizzarrito la poesia, il dramma, la tragedia, la musica (festival, i dischi - dvd), con gli infiniti "I love you" delle canzonette.

Se poi introduciamo qualche interrogativo, avvertiamo l'irriducibilità semantica: con lo stesso termine alludiamo a mille atteggiamenti umani diversi: non c' è univocità. Si può parlare di amore ed alludere esattamente al suo contrario: l'egoismo!

Papa Benedetto ne ha fatto il perno della sua prima enciclica: Deus Caritas est, "God is love!" (1 Gv 4, 16).

È stato fra gli ambiti più gettonati del Convegno nazionale di Verona.

Che cosa non ha smosso l'amore? Ma in che cosa consiste? Dove si può dire che c'è amore e dove non c'è? È un dato oggettivo universale o soggettivo puro?

Dice tutto e più di tutto: ciò che c'è, ciò che è sperimentabile e ciò che vorremmo e resterà nei sogni, a meno che non accediamo al paradiso che sarà puro vivere Amore.

Non c'è dubbio che l'amore investe complesse problematiche esistenziali, e persino terminologiche: amore per la natura, per gli animali, per un figlio, per un fratello nello spirito, per un povero, per un coniuge, per i genitori, per lo studio, per la professione… tutti destinatari di amore, con le sue infinite sfumature: tenerezza, affettuosità, benevolenza, e con i segni espressivi: carezza, bacio, abbraccio, unione coniugale, ma anche un regalo, un sorriso, un tempo dedicato all'ascolto, un beneficio di cui uno ha bisogno vitale.

Che cosa intendiamo con il termine amore?

Diamo volto e contenuto veritativo univoco alla varietà terminologica del vocabolario: nella reciprocità antropologica

* Il trittico dell'enciclica di Benedetto XVI:

Amore come eros: ti prende tutto, ti afferra e ti lega come ad un bene di cui non riesci a fare a meno, che riempie di senso il tuo vivere, che non sei intenzionato a lasciare ad altri per nessuna ragione, almeno in quel momento: potrebbe trattarsi anche di un abbaglio; comunque è una passione, che coinvolge come un turbine a livelli di sentimenti, di pathos, ti rende partecipe: l'eros materno, l'eros sponsale, persino l'eros di Dio per l'uomo! Dio, da sempre, si è lasciato affascinare dall'idea di creare un giorno un essere singolare a sua immagine e somiglianza; se l'è coccolata a lungo questa idea, e, per così dire, non ha più avuto pace finché non se l'è vista realizzata. Non vedeva l'ora di contemplare l'uomo, come una mamma la sua creatura. Per compiacersene. Su di lui ha investito tutto. Persino il Figlio! Ne è innamorato, nonostante i grattacapi e i tradimenti. Come se dicesse a se stesso: non posso vivere il mio essere amore senza trasfonderlo oltre l'Assoluto! Sull'uomo, creato a mia immagine e somiglianza.

L'amore come eros dice: ti amo, perché non riesco a vivere senza di te presente a me. Mi attrai e susciti in me speciali emozioni. Vuol dire che ti prende a livello viscerale profondo e ti consegna allo stato del tuo animo in liquefazione inebriante, trasognante, dandoti un insieme di sensazioni appaganti. Non va però nascosta l'insidia che trasforma l'emozione in una sensualità insaziabile, da droga. Allora si cercano le emozioni individuali come appagamento di bisogni libidinosi: l'altro è cercato come fonte di forti emozioni. Poi non si esita a scaricarlo sul ciglio della strada: mi sei servito! Ora non mi servi. Un ottimo prodotto da negozio o ipermercato. Una bella pagina del passato. È amore stagionale: siamo stati bene insieme, una parentesi da virtualità: adesso non contare più su di me! Ho altri interessi. È amore spensierato, irresponsabile poiché ha sfruttato persino l'intimità di cui ci si è appropriati, da fuoco d'artificio o fuoco di paglia e foglie: non resta che poca cenere al vento. Questo è un amore da avventura.

Amore come filia: amore di amicizia, carico di affetto (il termine in sé evoca il senso dell'andare verso, il senso di attrattiva: ad- facio!), sostanziato di fiducia e perciò aperto alla confidenza. L'affetto dice: "I care!": Mi stai a cuore, ci sei nel mio cuore.

Amore come agape: è il gesto dell'affidarsi in dono totale, radicale, irreversibile fino al sacrificio di sé. Ti amo da eroe!

E la Chiesa che cosa centra con l'amore?

La Chiesa ha diritti, autorità e competenza in questo campo? A chi può rivolgersi con autorità senza rischiare usurpazioni e invadenze? Chi può farle credito?

Che cosa ha da dire la Chiesa sul tema dell'amore? Sull' Amore spirituale, paradisiaco, platonico forse è patentata, ma su quello sperimentato sulla terra? Perché vorrebbe privarci delle sensazioni più belle che la vita ci riserva, o metterci regole, limiti, briglie? Perché ingabbiarlo? Quanti no detti all'amore umano!

1) La Chiesa non ha competenza solo nell'ambito dell'amore soprannaturale: è madre e maestra di amore in quanto tale, ed ha il dovere di insegnarlo ai suoi figli, tutti i battezzati. La Chiesa non può lasciarli andare alla deriva: ha dei doveri, anche quando essi voltano le spalle. In quanto madre la Chiesa non volta le spalle a nessuno dei suoi figli.

2) Ed ha una storia di 2000 anni: esperta in umanità, in amore fraterno, in famiglia! Ed è sempre in ascolto delle voci del cuore umano. Davvero "La nostra Chiesa ascolta le domande di amore", i suoi interrogativi, i suoi dubbi, i risvolti problematici. Può dire la sua. Con competenza. Le si può fare credito.

3) Evangelizzare l'amore vero, cioè quello autentico, non alterarlo nei suoi geni, è risposta al mandato ricevuto: l'Amore di Dio fatto fluire nel cuore umano! Per una civiltà dell'amore.

Di che progetto dispone da proporre?

Il vangelo del matrimonio e della famiglia come luogo primordiale di amore vissuto e di educazione all'amore.

Non si tratta di "un" progetto, ma "del" progetto, quello divino. Di cui il genio di Dio ha potuto congratularsi, compiacersi con se stesso. In assoluto il più rispondente all'essere dell'uomo. Coincide con l'essere dell'uomo, sul piano della creazione. "Facciamo l'uomo!": maschio e femmina, "coppia eterosessuata", aperta alla trasmissione della vita della stessa specie: la vita scaturisce dalla eterosessualità! Questo progetto si fonda sulla scommessa e promessa che l'alterità (sessuata, segnata nella corporeità, mente, cuore, abilità, predisposizioni… il tutto combaciante esattamente all'alterità, all'altro da sé) non è rivalità ma complementarietà, reciprocità organica, l'essere risposta l'uno all'essere dell'altro. Questa è l'antropologia creazionale. Trattandosi di coppia e non di abbinamento, l'uno fa conto sull'altro per un progetto della sua vita, dell'intero suo essere e dei vari patrimoni, con una determinazione di unità e fedeltà che lo porta ad essere uno per l'altro, a vivere uno per l'altro, perché uno è nell'altro. Nella coppia si evidenzia dunque, come in nessun altro fatto, il senso e il vigore della relazione interpersonale, nutrita di corresponsabilità nei confronti della reciprocità e della realtà da essi costituita come è la famiglia.

Precisiamo ulteriormente. Al progetto primordiale: "In principio Dio li creò maschio e femmina e disse: l'uomo lascerà suo padre… i due saranno una carne sola!", messo fuori uso dall'abuso dell'uomo in preda all'insensatezza del vivere senza Dio, Gesù Cristo risponde con il restauro del progetto primitivo e con aggiunte valoriali che ne fanno un bene e un patrimonio radicalmente trascendente, umano-divino inscindibilmente. Alla antropologia teologica s'aggiunge l'antropologia cristologica, trinitaria ed ecclesiale. Il matrimonio è segno efficace sacramentale dell'amore di Cristo per la sua Chiesa e, di conseguenza, poiché ne è resa capace dal primo movimento, quello di Cristo, della Chiesa nei confronti di Cristo. Ma è anche segno dell'amore trinitario, di cui è miniatura creaturale. Appunto perché il matrimonio viene celebrato in Dio, non si mette mai in discussione la relazione interpersonale, l'alterità nella comunione che vive di comunicazione non solo verbale ma del proprio essere uomo maschio marito e uomo donna moglie. Di fatto tu comunichi ciò che sei e che l'altro cerca ed ha bisogno di ciò che sei. Ti ha scelto per ciò che tu sei: uno non è l'altro, ma nessuno vive senza l'altro. Uno è la vita dell'altro e vive dell'altro di cui appunto si nutre, nella reciprocità. Tu ti nutri di tuo marito, di tua moglie! Come il Padre si nutre dell'essere del Figlio e il Figlio della volontà di bene del Padre: "mio cibo è fare la volontà del Padre", nella reciprocità dell'Amore dinamicamente scambiato che è lo Spirito. Una vita di amore (sponsale e familiare) è possibile solo nell'humus di Dio mistero di amore trinitario: vi affonda le radici e vi si nutre capillarmente, assorbendo e assimilando i suoi Sali, come linfa dello Spirito. La Chiesa dice dunque che l'amore umano è prima di tutto dono, partecipazione alla vita trinitaria: solo allora è appagante, è gioia. È agape. Nell'eternità vivremo agape.

Ed è la piccola Chiesa. In miniatura. La sua cellula primordiale e rigenerante. Chiesa domestica! La dimensione domestica della Chiesa! Quale reciprocità! Ineffabile e inesauribilmente feconda.

A quale obiettivi tende il progetto divino sul matrimonio?

A quali risultati può portare? Quali frutti è in grado di produrre un tale albero?

Il progetto divino sulla famiglia è affidato alle mani dell'uomo. In atto di rischiosissima fiducia. E Dio stesso rimane in attesa. Trepidante, poiché gli si può frantumare tra le mani.

Se di fatto i coniugi e l'intera famiglia fanno di tale progetto il punto di partenza e l'obiettivo irrinunciabile, i risultati in termini antropologici sono sublimi, oltre ogni ipotesi puramente umana.

La famiglia nata dal sacramento del matrimonio è esperienza più forte ed ineguagliabile del vivere sociale, del vivere il mistero dell'amore trinitario di Dio e dell'essere Chiesa. La persona vi ha il suo habitat naturale più fecondo.

Nella famiglia, come in un alveo, confluiscono tutti i suoi patrimoni: genetico, economico e valoriale.

In famiglia ognuno dà il proprio specifico contributo alla realizzazione dell'altro, che non è mai un estraneo.

La famiglia è l'ambito della sperimentazione e realizzazione della relazione interpersonale, senza eccessi di conflittualità, oleata dall'amore. La famiglia è il luogo originario primordiale della relazione. La relazione interpersonale nasce in famiglia: nati da una relazione di amore sponsale; tenuti in relazione vitale con la madre, poi, venuti alla luce, la relazione diventa genitoriale: un figlio è dentro la madre e il padre, nei suoi pensieri e affetti.

Di conseguenza è il luogo in cui si fa esperienza della relazione primordiale archetipa propria del mistero trinitario di un Amore che tutto trascende e tutto compenetra.

Nell'esperienza del confronto che tende all'incontro, si sperimenta che tutti hanno qualche cosa da imparare: se i figli sono più competenti dei genitori nell'arte del digitale, i genitori restano pur sempre i maestri di vita.

Una persona apprende ad essere se stessa e a rispettare e valorizzare le alterità. Per puro amore.

I suoi no e i suoi sì

I no:

A tutti i sintomi e sindrome di disfacimento di un amore familiare autentico:

- alla cultura amorale e permissiva, di matrice massmediatica, che affida non al senso di responsabilità ma alla emotività la soluzione di situazioni affettive; vita svagata e godereccia, amorale;

- all'idolatria della professione e della carriera, cui sacrificare la famiglia con tutti i suoi valori; all'intasamento degli impegni e una vita da stress che disumanizza; al clima da litigiosità, da sospetto, da diffidenza, da rivendicazioni, da scontri…

- a quella vita da single che tutto sacrifica al moloch del mito di sé;

- alla sessualità alterata in sensualità pura;

- alla cultura delle avventure affettive ed erotiche che fossilizzano l'immaturità affettiva: è inaffidabile il livello di tenuta affettiva;

- al facile divorzio, divenuto cultura di facile disfacimento e apre le porte alla famiglia fluida, con la concatenazione dei fratelli a metà;

- alle convivenze affettive etero e omo sessuali: la questione dei pacs non è sibillina; tende ad usurpare i contenuti essenziali della famiglia e sostituiscono il suo nucleo: la alterano geneticamente. A tale riguardo bastino poche parole recentissime di papa Benedetto agli Amministratori della regione Lazio…: "Appaiono pericolosi e controproducenti quei progetti che puntano ad attribuire ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, finendo inevitabilmente per indebolire e destabilizzare la famiglia legittima fondata sul matrimonio" (OR 12-01-2007).

- alle agenzie che vivono, come saprofiti, sull'alterazione dell'amore e concorrono strategicamente a questo prodotto: l'amore come emozione provvisoria, prodotto da ipermercato invece di essere una dimensione e una direzione, un orientamento del vivere umano: pornografia, pedofilia, prostituzione…

- alla cultura libertaria, smodata, per la quale tutto è lecito e giustificato, soprattutto massmediatica.

Oggi, purtroppo, c'è il rischio di bruciare tutte le tappe che rendono significativo e reale, maturo l'amore: è scontato, indiscusso e indiscutibile vivere more uxorio nei fine settimana, nelle ferie… fin dalla adolescenza, come segno di emancipazione e disinibizione; si insegnano i metodi per evitare gravidanze, per fare sesso, liberamente, mentre non si insegna ad amare con responsabilità! A cominciare dai genitori, molti dei quali si guardano bene dall'intervenire ad insegnare il costo della conquista di un valore, di un tal valore come è l'amore sponsale di una persona. Mentre alle nuove generazioni si dovrebbe insegnare con determinazione che solo i tempi dell'attesa dilatano gli spazi dell'amore. Se uno non sa attendere non sa amare. E se si sposa pretenderà sempre tutto e subito.

I sì:

- a tutto ciò che costituisce spirito di famiglia. Al primo posto, indiscusso e non negoziabile;

-ai tempi dell'intimità;

-al clima di ascolto di dialogo e di confidenza, di fiducia, di solidarietà, di sacrificio, di donazione senza riserve, di condivisione di tutto;

-alle esperienze di gratuità: nel volontariato…

- a tutto ciò che garantisce i valori familiari, li protegge e li incrementa, come la castità e il pudore: sono argini di contenimento.

- ai percorsi formativi familiari, che hanno la famiglia come soggetto primario e originale oltre che come destinataria dell'azione (e delle risorse corrispondenti anche sacramentali) della Chiesa.

Investire in percorsi formativi familiari, no privati

Educare non è mai troppo tardi, ma è sempre più urgente, poiché il non educato è terreno esposto alle scorribande dei predatori.

La famiglia ha diritti e doveri nella formazione in generale e al senso e valore dell'amore in specie. È di suo specifica competenza. È la prima scuola formativa. Se uno non si sente amato o non è educato al senso dell'amore in famiglia ne resterà sempre carente. Ogni altro apporto deve passare dal suo filtro.

La famiglia ha la responsabilità di educare all'uso e alla valorizzazione degli stessi mass media, del digitale, nel segno della responsabilità, come lo fa per la salvaguardia della salute fisica, nell'uso dei coltelli, dei fornelli, degli elettrodomestici in genere e se non lo facesse mancherebbe gravemente al suo dovere.

L'amore vero si apprende in famiglia, tra le pareti domestiche, dalla testimonianza di vita dei propri familiari. Anche dalle attenzioni e dal tempo che viene riservato a te. Così si sperimenta quanto vali per lui, per lei: al punto che ti riserva del tempo, in alternativa alla televisione, al bar, al riposo, alla distensione, agli amici.

Occorre educare in famiglia al senso della famiglia. E mettere la famiglia nella condizione di vivere lo spirito di famiglia: decisi a non far entrare ciò che mette in crisi la comunicazione interpersonale e l'intimità degli affetti.

Occorre educare alla sessualità specifica, nella visione di Dio, nella sua bellezza austera, chiarendo insidie ed evidenziando potenzialità. Da cui consegue la cura della personalità, nelle sue varie dimensioni: corporeità, mente, cuore, volontà, capacità di amare, sensibilità, libertà, senso di responsabilità, attitudini. Di fatto tu sposi una persona non un corpo! Con la sua personalità, con la sua mente, cuore, attitudini, sensibilità, capacità relazionali, senso di responsabilità, con i riferimenti culturali di fondo, con la sua storia, con la rete di rapporti e di relazioni.

Occorre educare a far entrare Dio in famiglia come il Signore. Su di Lui misurare le scelte: è gradito a Dio? Far scoprire che Dio, mistero di amore trinitario, è l'utero vivo e rigenerante dell'essere amore famiglia: pur nel travaglio della gestazione e del parto di una famiglia cristiana.

Occorre educare a guardare a Gesù Cristo come modello al superlativo (siamo cristiani cioè di Cristo) e allo Spirito dell'amore ricevuto nel battesimo e nella Cresima! Non basta il riferimento ai valori, che valgono per gli uni e non per gli altri!

Occorre educare alla preghiera in famiglia! E all'esigenza dell'Eucaristia domenicale come sorgiva dell'Amore. È lì che si scopre che un amore è bello e utile se è vero e buono. Da cui si capisce che l'etica dell'amore è la sua estetica e che la sua estetica coincide con la sua etica.

Occorre essere in rete educativa tra famiglie: così i figli non giocano sui confronti al ribasso, ricattando i genitori.

A livello di comunità cristiana e di pastorale familiare evidenziamo in particolare:

- i percorsi familiari al senso vocazionale della vita, che teniamo in cinque zone della diocesi;

- i percorsi dei fidanzati, nei quali avere il coraggio di presentare i tarli che polverizzano l'amore vero, e come debellarli, ma soprattutto le risorse e ricchezze del matrimonio cristiano, in tutto il loro splendore, e la dimensione cristiana del matrimonio. Insomma, l'intero progetto di Dio e le risorse spirituali messe a disposizione come patrimonio permanente. Facendo capire che merita di essere da te sposata quella persona che è entrata talmente nella tua vita da esserne l'anima e il senso, per la quale sei disposto a subordinare tutto, persino a sacrificare tutto, poiché diventa il tutto (cfr anche la consacrazione a Dio!): per sempre, no per oggi soltanto!

- l'accompagnamento dei nubendi da parte dei parroci;

- i gruppi famiglia dopo il matrimonio.

Conclusione

Vorremmo poter credere nella verità del "I love you"! Un amore vero che non indietreggia per nessuna ragione e non scarica la persona che ama. Il "I love you" diventa allora "I care you", mi prendo cura di te, mi sei entrato in cuore; mi stai a cuore. Non solo posso dirti "Io ti amo", ma, una volta che ti ho scelto per quello che sei, anche "Io sono capace di amarti" anzi "voglio amarti; voglio volerti amare; voglio volerti bene". Con la carica di benevolenza di Dio, con cui Dio ti ama. E ciò è possibile perché Dio ama me!

Giuseppe Zenti, vescovo







 
 
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