Pastorale della famiglia
 

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Siamo sposi in Cristo e dovrebbero brillarci gli occhi!

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pubblicato marted́ 8 febbraio 2011



Domenica 6 febbraio si è svolto il tradizionale Convegno delle famiglie della Diocesi, che in accordo col Piano Pastorale, ha avuto come tema la fecondità e la missione della famiglia. La bella e accogliente cornice del Collegio S. Giuseppe di Vittorio Veneto ha accolto circa 150 adulti, diversi sacerdoti e una ventina di bimbi. Aiutati da due coppie di sposi, Matteo e Luisa, Claudio e Laura e da Mons. Renzo Bonetti, insieme ad un fecondo seppure breve lavoro di gruppo, abbiamo ripercorso il senso dell’essere sposi in Cristo e di ciò che comporta nei confronti del mondo. Ecco alcune delle riflessioni emerse.

Come sposi dobbiamo acquisire maggior consapevolezza del valore del Sacramento nuziale che abbiamo ricevuto, perché solo così potremo comprendere ciò a cui siamo chiamati per vivere in pienezza la fecondità, che è poi la fecondità di Dio. Fin dall’inizio la coppia è immagine di Dio ed è chiamata a crescere nella somiglianza a Lui, perché Dio divenga visibile e presente. Egli si è servito della dimensione della coppia, perché partendo dall’amore unico dei due sposi tra loro, potesse maturare l’apertura ad un amore universale. Siamo chiamati a realizzare non solo la nostra famiglia, ma anche la famiglia dei figli di Dio, e quindi prenderci cura della salvezza di tutti. Quindi questo amore universale non è da intendersi come "assistenzialismo caritatevole" bensì come relazione personale con ciascuno, perché a ciò è abilitata la famiglia, per sua natura relazione intima d’amore. Don Renzo ha usato un’espressione colorita: "Gli sposi sono distributori autorizzati di prodotti trinitari", cioè in virtù del Sacramento nuziale, siamo chiamati a tessere relazioni, ad imitazione appunto della Trinità, con tutti coloro che ci stanno intorno, che incontriamo o che andiamo a cercare: questa alla fine è l’evangelizzazione cui siamo chiamati. Ma, c’è un ma! Che evangelizzazione credibile potremo fare se siamo sposi col muso lungo, arroccati sulle nostre posizioni, che si limitano a pregare nel segreto della propria casa? Solo se siamo sposi cui brillano gli occhi perché tra e con noi c’è Gesù, potremo essere contagiosi! E questa gioia non può essere trattenuta nelle nostre case! Interessante la proposta delle Comunità Familiari di Evangelizzazione che sono nate a Bovolone, parrocchia di don Renzo. Si tratta di recuperare la dimensione della famiglia come piccola Chiesa, orante prima di tutto, in cui il Sacramento del matrimonio abilita a ritrovarsi, in stretta comunione col pastore, per l’accoglienza delle persone, anche le più diverse, la condivisione di ciò che il Signore ha operato in e per noi, l’ascolto della Parola e la preghiera, universale e in special modo per chi si sa ha particolare bisogno. Negli Atti degli Apostoli si racconta proprio di queste chiese domestiche, in cui la preghiera intorno al Signore, presente dove due o tre si riuniscono, e in virtù del Sacramento nuziale, è il cuore di ogni Chiesa. Concludendo essere famiglia missionaria significa ridistribuire i molteplici doni ricevuti dal Signore, del quale quindi siamo "ambasciatori".

Ubaldo Vaglieri








 
 
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